Un paio di mesi fa mi è capitato di seguire con interesse un documentario in bianco e nero, su RaiTre, che illustrava il nascere e il progredire del miracolo economico in Italia dalla fine degli anni ’50 a tutto il decennio successivo, mettendo in rassegna i piccoli e grandi cambiamenti di cui è stato latore: la televisione, i supermercati, l’automobile, il boom edlizio, ecc.
Di recente ho seguito, sempre con interesse ma anche con molta amarezza, una puntata di Report che denunciava il costruire feroce e inarrestabile di nuovi quartieri dormitorio a Roma, senza nessun rispetto per il piano regolatore, l’ambiente, le zone protette, e con servizi quasi inesistenti per i cittadini che andranno ad abitare in (brutti) casermoni, fra l’altro indebitandosi in mutui da capogiro.
Per queste due ragioni sono rimasto colpito dal titolo di un romanzo di Italo Calvino (uno dei miei scrittori preferiti), “La speculazione edilizia“, che ho finito proprio ieri. Racconta la storia di un’intellettuale che s’imbarca in un’impresa edilizia, alla fine degli anni ’50, e, non essendo per nulla portato, si mette in affari con un costruttore poco di buono. Le premesse fanno già intendere come andrà a finire… e quindi non aggiungo altro sulla trama, a parte il divertimento assicurato nel leggere la particolareggiata caratterizzazione del Caisotti (l’impresario disonesto) e quella del protagonista, Quinto, che fa un pasticcio dopo l’altro.
Nel romanzo fra l’altro si respira l’atmosfera che in Italia c’era a quei tempi, ovvero l’entusiasmo per il nascente boom economico, la spregiudicatezza di certi impresari in ambito edilizio (da cui sono nati personaggi politici che purtroppo oggi ben conosciamo), il convertirsi di certi intellettuali a gente d’affari, il modificarsi del territorio (molte volte in peggio), infine il cambiamento delle abitudini degli italiani, che iniziano a fare le vacanze in massa, spostandosi tutti insieme nelle località turistiche nei mesi estivi dell’anno, grazie ai vantaggi derivanti dall’uso dell’automobile.
Paolo Mieli, alla fine del documentario sul boom economico, ha fatto un’osservazione molto acuta: in molti italiani che hanno vissuto il periodo d’oro degli anni Sessanta, gli anni della “Dolce Vita”, dove tutto sembrava possibile e il benessere si era esteso un po’ a chiunque, è rimasta l’illusione che, passati finalmente i tempi bui, questo miracolo italiano sarebbe stato eterno, non avrebbe conosciuto crisi. Invece ben sappiamo che non è stato così: il corso degli eventi, nella politica e nell’economia, ha dimostrato il contrario, così come nelle più recenti e spregiudicate speculazioni edilizie.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...