Ho sfogliato e letto qualche pagina di questo libro, “La passione ribelle” di Paola Mastrocola, trovato per caso, come spesso accade, in libreria. Ne sono stato subito attratto. Parla dello studio e del fatto che oggi esso sia considerato, dalla massa, un’attività desueta. Il termine stesso è evitato dai giornali e dai mass media. Chi studia è visto come uno fuori moda, uno sfigato, uno che si ferma e si appassiona su qualcosa mentre la maggioranza di noi corre dalla mattina alla sera tra mille impegni, molti dei quali anche inutili, ed alla fine della giornata è talmente stanco da non poter leggere neanche qualche riga. Chi studia, invece, è ormai da considerarsi un ribelle, un rivoluzionario.
La domanda provocatoria che fa l’autrice di questo interessantissimo libro è: oggigiorno che necessità c’è di studiare, nell’era del digitale? E’ tutto così facilmente a portata di mano, tra smartphone, PC e tablet. Siamo tutti perennemente connessi, presi da email, Whatsapp, chat, apericene, esteriorità, esibizionismo, quindi perché chiudersi dentro casa a studiare, trascorrendo ore noiose ad ingobbirsi sui libri? Quali vantaggi avremmo dallo studio, andando in controtendenza e privandoci di tutto ciò che è facile e poco impegnativo?
Penso davvero che queste domande dovremmo porcele per riflettere sullo stile di vita che stiamo conducendo e sull’importanza di una crescita personale ed individuale, che spesso passa per i libri, la noia, l’impegno, la fatica, la passione, la pazienza e la costanza.
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