Roma, capitale delle buche
Roma è sempre stata famosa, in senso negativo, per le strade tenute male, dismesse, piene di buche, crepe, dossi, voragini, tombini infossati e sporgenti. Ma in questi ultimi tempi (anni? non so, ho perso il conto…) lo stato generale di quelle vie che dovrebbero partire dalla Capitale per diramarsi in tutta Italia è disastroso.
Ogni volta uscendo di casa bisogna stare attenti, percorrendo le strade in auto, moto o bicicletta, alle buche già evitate il giorno prima (se si è così abili nel ricordarne la ‘mappa’ a memoria).
Se piove tanto, come nelle passate stagioni autunnale e invernale, è matematicamente certo che se ne troveranno di nuove sul tormentato tragitto che porta alla propria destinazione. Più distante sarà quest’ultima dal punto di partenza, più saranno dolori per le sospensioni del proprio veicolo, ma soprattutto per la propria schiena e la propria sicurezza.
E’ veramente uno schifo che in tutti questi anni non si sia trovato un sistema serio per pavimentare le strade. Ogni volta si preferisce la via breve, quella meno efficace sul lungo periodo, fatta di soluzioni temporanee, provvisorie, d’emergenza, in pieno stile italiano: le buche/voragini/crepe ecc. vengono rattoppate con una misera colatina d’asfalto, la quale dopo un paio di settimane si sfalda come una fetta biscottata.
Anche quando viene ricostruito il manto stradale i risultati non sono dei migliori; questo sempre perché si fanno i lavori a metà o senza una vera (cono-)scienza. Dopo un tempo massimo di un anno e mezzo quell’asfalto che inizialmente sembrava piatto e senza asperità torna ad essere una delle tante mulattiere romane: ormai queste sono le strade di Roma, veri e propri sentieri di campagna che di cittadino hanno solo l’appartenenza.
Devo obbligatoriamente menzionare anche i marciapiedi e chi va a piedi, perché la situazione è praticamente la stessa. Oltre a dover evitare ogni tipo di asperità anche su questi ultimi, la condizione peggiore capita in una giornata di pioggia: mentre si attraversa la strada o si scende dal marciapiede per evitare quei tanti laghetti che si formano a valle degli accessi per i disabili, si rischia di essere inzuppati dall’aqua proveniente da una pozzanghera sollevata da chi è di passaggio in auto proprio in quel momento.
Insomma, questo di Roma è un altro primato che ci porta indietro di decenni sulla strada della civiltà.
[…] P.S. Vi ricordo che dell’argomento ha parlato anche il mio amico Magma! […]