Adoro il bianco e nero in fotografia. Ti permette di isolare uno specifico momento con una forza ed una comunicatività a mio avviso superiori di quanto possa fare una fotografia a colori. Quando il colore non mi dice nulla in una foto, che sia comunque valida come soggetto, passo direttamente ad elaborarne una versione in bianco e nero. In certi casi, invece, la foto è pensata in questo modo fin dall’inizio.
Il bello del bianconero è di lasciare all’osservatore il compito (o, se vogliamo, la facoltà) di immaginare i colori nella foto. E’ come se l’immagine raccontasse una verità più incisiva, più assoluta, dello stesso momento. Sembra di essere catapultati in una dimensione parallela, una realtà che esiste a prescindere da quella che vediamo con i nostri occhi, ma che vi è in qualche modo collegata.
Infine, le tecniche che si possono usare per realizzare un bianco e nero di proprio (e altrui) gradimento sono diverse: dalle foto ad alto contrasto, a quelle a dinamica piena (comprendenti una vasta scala di grigi) a quelle con i costrasti attenuati e dalle sfumature morbide. La conversione dal colore al bianco e nero sembrerebbe a prima vista un’operazione banale, ma invece non lo è, se si tiene presente quanto considerato finora, da un punto di vista concettuale/contenutistico e stilistico.
Negli ultimi due fine settimana ho avuto la fortuna di poter scattare in uno scenario diverso, raro fino ad oggi a Roma: una città imbiancata dalla neve. L’atmosfera generale è molto diversa dal solito… silenziosa, gioiosa (per molti), a tratti fatata.
Privilegiare i contenuti rispetto alla forma (che pure è importante) ti porta ad essere, piuttosto che apparire, ed a scegliere chi è, invece di chi appare (solamente).
Sul ritratto ho un approccio il più possibile spontaneo. La ritrattistica è un settore della fotografia che mi piace molto. Preferisco le foto spontanee, naturali, dove il soggetto non è in posa: i miei scatti migliori sono quelli ‘rubati’, in questo senso.
La situazione migliore capita quando il soggetto non si accorge di essere ripreso, oppure, anche se lo sa, non fa caso alla mia presenza. Poi ci sono le brave modelle (o modelli) che riescono a mimare una posa naturale, in cui non sembra che stiano in posa. In questo caso però, da fotografo, mi piace creare una situazione, una piccola storia… insomma, far compiere al soggetto un’azione che contestualizzi la sua presenza all’interno dell’immagine. Altrimenti la foto in sé perde di significato. I pesci lessi o i sacchi di patate non fanno per me, nella ritrattistica. 🙂
Per vedere alcuni ritratti scattati da me, clicca su questo link.
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