Mi ha preso…
martedì, 15 Giugno 2010Parliamo di Battlestar Galactica.
Parliamo di Battlestar Galactica.
Allora… siamo al quinto anno in cui scribacchio in questo blog e non mi è mai capitato di parlare del tempo meteorologico… trovo sia un argomento abbastanza banale e su cui si possa sorvolare (a parte aver pubblicato qualche foto). Però… adesso di questa pioggia non ne posso davvero più! Siamo a Maggio, cacchio, non a febbraio!
L’Italia non era il paese del sole, della pizza e del mandolino? 😉 Qualche raggio di luce aiuta (e non poco) l’umore! Mi sembra di vivere in un paese nordeuropeo, non a Roma. Che strazio… 🙁
Invece, veniamo ad altro. Tanti anni fa mi è stato regalato un CD di Nick Drake, Way to Blue. E’ rimasto lì per quindici anni, l’avrò ascoltato (frettolosamente) tre volte in tutto.
Poi è capitata una cosa strana: un paio di settimane fa ho sentito una traccia di quel disco in una colonna sonora di un film… e mi ha preso la voglia di riascoltarlo. L’ho piazzato sulla scrivania per ricordarmene. Niente, poi mi è passata la voglia e l’ho rimesso a posto. Qualche giorno fa ho sentito un altro pezzo in un altro film… e l’ho ripreso. 😀
L’ho ascoltato tutto e mi è piaciuto un casino! Tre volte di seguito, per dire che è proprio bello. 🙂 Genere: folk/blues… alla Bob Dylan. Rilassante, anche un po’ ipnotico. Consigliatissimo…
p.s.: uno dei miei brani preferiti dal disco:
Empatia, da Wikipedia (non è la Treccani, ma può bastare):
La parola deriva dal greco “εμπαθεια” (empateia, a sua volta composta da en-, “dentro”, e pathos, “sofferenza o sentimento”), che veniva usata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione che legava l’autore-cantore al suo pubblico.
Nell’uso comune, empatia è l’attitudine a offrire la propria attenzione per un’altra persona, mettendo da parte le preoccupazioni e i pensieri personali. La qualità della relazione si basa sull’ascolto non valutativo e si concentra sulla comprensione dei sentimenti e bisogni fondamentali dell’altro.
Io direi anche: un valore fondamentale nelle relazioni umane di successo…
Mi sono abbonato a Wired, circa 3 mesi fa… bella rivista, interessante, innovativa, gradevole dal punto di vista grafico… ma… non è che il numero di Maggio se lo sta leggendo il postino, o qualcun’altro?
Non mi è ancora arrivato… 😐
Perché scrivere in italiano è importante… ho aderito anch’io al progetto. 😉
Direttamente dal sito NoKappa:
L’italiano, come tutte le lingue, si evolve nel tempo.
Questa evoluzione è spesso talmente lenta da apparire impercettibile e riguarda tanto il vocabolario quanto l’ortografia, tuttavia le moderne tecnologie – Internet e soprattutto gli SMS – hanno portato a una forma di scrittura alquanto insolita e sicuramente curiosa.
Il trigramma per viene trascritto x, anche all’interno di un’altra parola (xsona, esxienza); la parola sei, voce del verbo essere, viene trascritto 6; la particella ci diventa c (ci sei? si trasforma in c6?); la c dura diventa quasi invariabilmente k, sia quando per ottenere quel suono si renderebbe necessaria una h, sia quando la c da sola è sufficiente.
Fin qui, nulla di strano: queste grafie trovano – in parte – una loro ragion d’essere nella fonologia della nostra lingua: in fin dei conti, casa e kasa si pronunciano allo stesso modo.
Ciononostante, negli ultimi anni si è avuta una vera e propria “corsa all’abbreviazione”, la cui più celebre vittima è non, mutilata in un impronunciabile nn. Esistono comunque esempi ancora più emblematici, quali x’ (“x apostrofo”, o – per i matematici – “x primo”) in luogo di perché.
Queste abbreviazioni estreme, però, sono utili soltanto nello stretto spazio dei 160 caratteri di un SMS; su Internet, dove raramente ci sono limiti, hanno come unica conseguenza quella di rendere complicata la lettura per chi non è avvezzo a tale grafia, oltre a far apparire l’autore del testo un po’… infantile.
A dire il vero, oggigiorno scrivere in questo modo anche su un cellulare è perfino più complicato che scrivere normalmente: per scrivere con le abbreviazioni, il sistema di digitazione T9™ è molto più veloce delle abbreviazioni “manuali”.
Con quanta pazienza, attenzione o tenacia a volte cerchiamo di conservare qualcosa a cui teniamo… eppure, può rompersi lo stesso.
Devo ricordarmi di pianificare la manutenzione della caldaia…
Tra un mesetto scade il mio account Flickr, so già che lo rinnoverò perché è un bel servizio, la gestione degli album è davvero ottima e le funzionalità offerte agli abbonati Pro sono tante. Però notavo, dopo quasi un anno di frequentazione, che non sono state aggiunte novità o funzionalità diverse dalle attuali. Poco male, direi, cavallo vincente non si cambia. Di qualcosa però sento la mancanza: il backup. Eh sì, e se un giorno Flickr chiudesse, fallisse? Come faremmo noialtri? 🙂
E’ vero che una copia di tutte le foto la ho sugli hard disk e sui dvd, ma non sono organizzate come sul sito: suddivise per raccolte, per set, con i tag, con i geotag e con i commenti dei propri contatti e amici.
Sarebbe molto comodo che Flickr desse la possibilità di: scaricare un intero set, un’intera raccolta o tutto l’album… e in quest’ultima ipotesi, replicare la struttura che si è creata sul sito (ad esempio: cartella principale col nome della raccolta, sottocartelle coi nome dei set che essa contiene).
Che ne pensate…? Flickeriani, ditemi… 😉
P.S.: buon 1° Maggio!
Riporto l’articolo che chiude il numero di Aprile di WIRED.
Mi ha colpito per il suo contenuto profondo, che condivido integralmente.
Con neotenia si intende
la permanenza di attributi infantili nell’età adulta.
Noi esseri umani abbiamo una giovinezza che dura più a lungo di
quella di qualsiasi altra creatura sulla faccia della terra,
visto che ci occorrono almeno vent’anni per diventare adulti.
Anche se da adulti conserviamo molte delle nostre
caratteristiche infantili, la maggior parte di noi smette di giocare
e si concentra sul lavoro
Quando siamo giovani
impariamo, socializziamo,
giochiamo, sperimentiamo,
siamo curiosi,
capaci di stupirci
e di provare gioia.
E cambiamo, cresciamo,
immaginiamo,
speriamo.
Una volta adulti diventiamo persone serie,
produciamo, ci concentriamo su un obiettivo,
combattiamo, ci mostriamo protettivi e crediamo fortemente nelle cose.
Il futuro del pianeta via via avrà sempre meno a che fare con l’efficienza,
con il produrre più cose e con la protezione del nostro orticello,
e dipenderà sempre più dal fatto di lavorare insieme,
dalla capacità di accogliere i cambiamenti ed essere creativi.
Viviamo in un epoca nella quale la gente muore di fame
in mezzo all’abbondanza e in cui il peggior nemico
è il nostro stesso impulso testosteronico a controllare
il territorio e l’ambiente.
E’ ora di dare ascolto ai bambini
e di permettere alla neotenia di guidarci
al di là degli schemi rigidi
e dei dogmi creati dagli adulti.
Testo di Joichi Ito, pubblicato su WIRED con licenza Creative Commons.